Il problema che si poneva di fronte al gruppo di lavoro che elaborò il noto rapporto ‘Traffic in Towns’ (The Buchanan Report 1963) era quello di un conflitto tra due principali esigenze nella città moderna: quella della libertà di circolazione del traffico automobilistico da una parte; quella della preservazione della qualità dell’ambiente urbano dall’altra.
Il traffico automobilistico viene analizzato nelle relazioni con l’insediamento urbano, cioè in funzione delle diverse attività urbane e degli edifici, dato che sono i movimenti fra gli edifici-funzioni urbane a costituire la maggior parte del traffico sulle strade urbane.
Le nuove tecnologie di comunicazione e di trasporto sono interpretate dal gruppo di lavoro prima di tutto come un’opportunità per ripensare la città densa e compatta di carattere tradizionale su un territorio più vasto, policentrico, rendendo cioè i luoghi più accessibili soprattutto per il traffico automobilistico.
Osservando i termini di un conflitto tra esigenze di accessibilità spaziale come facilità di spostamento e stazionamento degli autoveicoli e qualità complessiva in termini ambientali delle diverse parti della città, il gruppo di lavoro elabora una teoria operativa, descritta nella metafora delle stanze e dei corridoi della città: «Ogni città dovrebbe avere zone con buone condizioni ambientali – le stanze della città – in cui la gente possa vivere, lavorare, fare acquisti, passeggiare, guardarsi attorno, relativamente al sicuro dai pericoli del traffico; dovrebbe avere, inoltre, una rete stradale complementare – i corridoi della città – per lo smistamento primario del traffico alle zone circostanti».
Il conflitto tra movimento delle automobili in città, accessibilità intesa in termini di facilità di spostamento veicolare tra le sue varie parti, ed esigenze ambientali e sociali dall’altra si traduce nella coppia stanza-corridoio, che ben aiuta a sintetizzare non solo le esigenze funzionali di circolazione, ma anche i caratteri sociali delle diverse parti urbane: ambiti più strettamente locali, di vita quotidiana, maggiormente privati – le stanze –, rispetto a luoghi dove l’intensità della circolazione li rende maggiormente permeabili, pubblici, i corridoi.
Il problema è dunque quello di conciliare l’accessibilità spaziale con la vivibilità e la qualità ambientale e sociale, in primo luogo delle aree residenziali interpretate come stanze urbane.
Ne emerge un preciso modello di organizzazione urbana, secondo una struttura cellulare che identifica ambiti dove il traffico motorizzato è prevalentemente escluso per favorire movimenti pedonali e ciclabili, e spazi più propriamente deputati al movimento tra le diverse aree urbane.
Un modello ancora efficace ed attuale rispetto ad ogni strategia di pianificazione dei trasporti e di pianificazione urbana della città’.
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